ASSOCIAZIONE MUSICALE ANGELO MARIANI

L’Associazione Musicale “Angelo Mariani” è stata fondata nel 1963 dal suo primo Presidente, il Dottor Elio Rambelli, appassionato intenditore e promotore di progetti concertistici di musica da camera e sinfonica.

L’Associazione è costantemente impegnata a perseguire l’obiettivo della crescita di uno ‘spazio culturale di qualità’ per la Città di Ravenna ed il suo territorio, affinché l’offerta culturale continui ad esercitare il suo ruolo insostituibile di motore della crescita della persona, del desiderio di bellezza, di affinamento del gusto estetico e della coscienza critica.

Un progetto attuato con la massima apertura possibile, verso gli altri soggetti presenti e operanti nel territorio, attraverso i vari generi musicali, nell’opera di formazione del pubblico, per garantire alla passione per la meravigliosa esperienza estetica dell’invenzione artistica una prospettiva nuova, un futuro promettente.

Particolare attenzione viene data alla valorizzazione dei giovani talenti, alle esperienze artistiche emergenti, ai progetti innovativi, al dialogo fra i diversi linguaggi espressivi.

L’Associazione ha al suo attivo centinaia di concerti con solisti di fama mondiale e orchestre tra le migliori del panorama musicale nazionale e internazionale. Sono stati ospiti dell’Associazione: Martha Argerich, Salvatore Accardo, Vladimir Ashkenazy, Yuri Bashmet, Luciano Berio, Aldo Ciccolini, Gianandrea Gavazzeni, Severino Gazzelloni, James Galway, Carlo Maria Giulini, Alexander Lonquich, Richard Galliano, Anne Sophie Mutter, Lorin Maazel, Yehudi Menuhin, Mischa Maisky, Viktoria Mullova, George Pretre, Mikhail Pletnev, Bruno Canino, Sviatoslav Richter, Mstislav Rostropovich, Giuseppe Sinopoli, Jean Pierre Rampal, Karlheinz Stockhausen, Krystian Zimerman, Mario Brunello; il Trio di Parma, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’EUYO (European Union Youth Orchestra), l’Orchestre des Champes-Elysées, i Wiener Concert Verein, Festival Strings Lucerne e molti altri che hanno onorato con la loro presenza la vita culturale della città.

L’attività si articola in tre Rassegne, tre ideali palcoscenici che dalle esperienze giovanili, attraverso i professionisti già affermati, portano il pubblico al livello internazionale, con l’obiettivo di ospitare orchestre, gruppi e solisti che esprimono il più alto livello artistico del momento.

L’Associazione è dedicata al più grande Direttore d’Orchestra del 1800, il ravennate Angelo Mariani (1821 – 1873).

ANGELO MARIANI

Angelo Mariani (1821-1873) è stato un grande musicista dell’Ottocento, e il primo direttore d’orchestra in senso moderno in Italia. Di famiglia umilissima, residente nell’allora Vicolo Paiuncolo, ora Via Camillo Morigia, iniziò subito lo studio della musica presso l’Accademia Filarmonica di Ravenna, nata ufficialmente nel 1826, della quale rimane ad oggi l’allievo più illustre. La sua formazione fu seguita da Cornelia Fabri Manzoni e dal Cardinal Falconieri.

Studiò violino con due ottimi musicisti e maestri, Casalini e Nostini (il secondo più celebre del primo, del quale presumibilmente era stato allievo). Entrambi, come accadeva solitamente, univano all’insegnamento l’incarico di primo violino direttore nelle stagioni operistiche che si svolgevano al Teatro Comunitativo e successivamente (per Nostini), dal 1852, al nuovo Teatro Alighieri. Mariani iniziò la sua carriera a Sant’Agata Feltria, dove, in ragione del suo incarico, ebbe occasione di studiare gli strumenti a fiato. Ancora a Ravenna, alla sua formazione violinistica si era affiancato lo studio dell’armonia e della composizione, con Girolamo Roberti e Domenico Levrini, entrambi ecclesiastici. E come per i maestri di violino, anche per Angelo, fu da subito principale il compito di primo violino direttore. Suona (anche la viola) e dirige nelle città romagnole e marchigiane (la famosa stagione a Senigallia), è attivo all’Accademia di Faenza; poi a Bologna incontra Rossini, e insieme rivedono alcune composizioni del giovane ravennate. Continua a perfezionarsi con Tommaso Marchesi, che era stato allievo, come Levrini, del celebre Stanislao Mattei, erede morale e musicale del grande Padre Martini. Su queste basi si costruisce lo stile di Mariani compositore di musica sacra.

Importanti, anche da un punto di vista biografico, le esperienze svolte a Copenaghen e Istanbul; tra le quali si collocano i moti del 1848, ai quali avrebbe partecipato. A Copenaghen rimarrà alcuni mesi, e scriverà, tra l’altro, una Messa per la morte del Re Cristiano VIII°. Più lungo e significativo il periodo di Costantinopoli, che vede Mariani far parte della società aristocratica e cosmopolita della grande città, direttore di teatro, docente, compositore di Romanze da camera, genere che lo ha reso celebre, affiancando il suo nome a quello del famoso Gordigiani. Ma è anche un periodo difficile per la salute, che alla fine contribuisce a riportarlo in Italia. Mariani non fu un uomo di forte costituzione fisica, e dovette convivere buona parte della vita con malesseri diversi, sino ad arrivare al male che fu fatale. Tornato in Italia, giunge a Genova, e dal 1852 diviene direttore del “Carlo Felice”, posto che ricoprirà con grande successo sino alla morte. Con lui l’orchestra giunse a livelli che divennero noti in Europa; dal 1860, col suo esordio al Comunale di Bologna, si divide tra questa, dove dirige le celebri stagioni autunnali, e Genova, dove mantiene la direzione del Teatro. E porta le due orchestre ad alta fama; Genova aveva poi dalla metà del secolo stabilizzato la pianta organica dell’orchestra, creando così un organismo stabile, e garantendo ai professori lo status di dipendenti comunali. Un riconoscimento giuridico molto importante, che Mariani avrebbe voluto portare a Bologna (così come dare all’orchestra genovese la qualità di quelle bolognese, che considerava ancora superiore).

Sono gli anni del passaggio definitivo alla nuova figura del moderno direttore, che dirige con la bacchetta, la partitura, dal podio, e che è anche concertatore. Precedentemente la direzione e concertazione erano divise nelle due figure del violino direttore e del maestro al cembalo. La concentrazione in una sola persona rappresentava ormai un momento giunto a maturazione anche nel nostro Paese; i musicisti più importanti, Verdi in testa, caldeggiavano e teorizzavano la trasformazione dei ruoli, il loro riordino e sintesi, sulla scia delle opere delle nuove generazioni romantiche, di partiture sempre più complesse. Mariani non fu il solo direttore italiano di questo periodo, ma quello che diede concretezza e compiutezza piene a quello che doveva diventare il protagonista della scena del teatro musicale. E il suo nome divenne infatti internazionale.

Fu un maestro di primati. Grande interprete verdiano, ampio repertorio, aperto ai giovani compositori come ad opere meno note uscite poi dalle scene, e il primo in Italia a dirigere opere di Wagner. Fu attivo in ambito sinfonico; per tutta la prima parte della carriera anche violinista, violista, quartettista. E fu compositore. Attività che certo passa in secondo piano rispetto alla direzione, ma che comunque da sola lo farebbe comparire ugualmente in dizionari ed enciclopedie. Scrisse musica da camera, musica sacra, sinfonica, e soprattutto Romanze da camera, dove scioglie una vena melodica felice e inconfondibile, elegante e malinconica, brillante e compiuta.

Toscanini del XIX° secolo, principe, Garibaldi delle orchestre, sono le definizioni che posteri e contemporanei gli hanno conferito. Uomo spesso fragile, indeciso, e segnato da un senso di solitudine, davanti all’orchestra era un vero condottiero, sicurissimo, esigente ad iniziare da sé stesso, leonino.

Lunga e importante la sua amicizia con Giuseppe Verdi, che lo considerò il più grande  anche dopo la dolorosa rottura, e sappiamo come non fosse facile per un direttore andar bene a Verdi. Ripercorrere la loro storia, come quella che li portò a separarsi (ma fu Verdi a rompere con Mariani, che non se ne diede pace), sarebbe qui impossibile in poche righe. La cosa avvenne poco prima di quella col soprano Teresa Stolz, con la quale il fidanzamento sembrò concretarsi nel matrimonio. Ciò aggravò lo stato d’animo di Mariani, che nondimeno, già sofferente per il male che lo stava piegando, portò a grande successo il Lohengrin a Bologna; data storica per la musica italiana: 1 novembre 1871, al Comunale. Fece in tempo a dirigere nel ’72 Tannhäuser, per poi tornare a Genova, dove diresse un’ultima stagione.

Assistito da medici bolognesi, resistette al male alcuni anni. Il 13 giugno 1873, nell’appartamento di cui era affittuario, nel bellissimo palazzo Sauli di Via San Giacomo, presenti cari amici genovesi che mai lo abbandonarono, si spense. Le testimonianze, come i carteggi (Mariani scrisse moltissimo, e una raccolta completa delle sue lettere sarebbe un lavoro enorme quanto prezioso), tratteggiano l’immagine di un uomo buono, disponibile, sensibile e vulnerabile. Non a caso era in contatto, persino in amicizia, proprio anche in virtù della sua indole, con l’alta società (ecco i Sauli Pallavicino), con uomini politici come D’Azeglio e Cavour, o Sir James Hudson, ambasciatore inglese alla Corte di Torino, italianofilo, al quale era legato da stretta amicizia, diplomatici ad Istanbul (il russo De Titoff, che divenne suo caro amico).

Importanza fondamentale, come spesso accade nelle ricostruzione storica, hanno quindi i suoi carteggi: con Verdi, Del Signore (carissimo, fraterno amico genovese), Teodorico Landoni (letterato, originario di Fusignano, residente a Bologna, presso il quale di fermava durante le sue permanenze in città), l’altrettanto caro amico Gaspare Martinetti Carboni, che a Ravenna teneva i rapporti con la famiglia di origine di Angelo, e spesso era chiamato a mediare causa le pressanti richieste economiche di quest’ultima.

Se le lettere con Gaspare, Teodorico e Carlino Del Signore lumeggiano particolarmente la vita privata di Mariani, non si possono tacere quelle dei grandi maestri, compositori, musicisti, critici musicali, ad iniziare appunto da Verdi, e la valutazione è unanime: Mariani fu una grande figura musicale dell’Ottocento in Italia nel gran secolo del melodramma; e direttore d’orchestra di fama internazionale, tanto che tutte le grandi sedi, e i teatri importanti, in Italia, ma anche all’estero, lo avrebbero voluto alla guida delle loro orchestre.

Termino ricordando come le sue esequie, imponenti, abbiano definitivamente provato, ce ne fosse stato bisogno, e non c’era, la sua grande arte come la qualità della persona, col suo spessore umano e morale. Funerali solenni a Genova, un treno speciale per il ritorno a Ravenna, la presenza di autorità e amministratori; sosta alle stazioni, con bande che intonano “mesti concerti”, e alcune salgono a loro volta sul treno. Fermate ovunque in Romagna. Delegati delle città di Bologna e Pesaro, oltre ai ravennati e genovesi. Arrivo a Ravenna, con la stazione parata a lutto su disposizione del sindaco Rasponi, la città che si ferma; presenza corale della cittadinanza, ad iniziare dagli studenti, particolarmente quelli dell’Accademia Filarmonica. Mariani fu provvisoriamente sepolto nel vecchio camposanto. La storia della traslazione è lunga; dopo anni, costruito il nuovo cimitero, con la sua parte monumentale, gli fu data degna sepoltura, col monumento funebre di Tobia Baggioli. Sotto, nella galleria, è sepolto a fianco di Santi Muratori, grande bibliotecario della Classense.

Andrea Maramotti
Bibliotecario e docente di Strumenti e metodi della ricerca bibliografica musicale
all’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi” di Ravenna